Insegnanti senza voce: a rischio il 60%

A volte l’aula diventa un campo di battaglia acustico: chi urla di più vince.

Maestri, insegnanti, docenti e professori rappresentano il gruppo di professioni più vulnerabile di fronte ai disturbi della voce.

Di tutte le varie figure che lavorano con la voce, come cantanti, attori, doppiatori, annunciatori, venditori, avvocati, giornalisti radiofonici/televisivi e interpreti, alcuni sono più a rischio di altri perché durante la loro formazione non imparano a prevenire questi disordini.

Quali sono i principali sintomi di questi problemi?

Raucedine, perdita di volume, cambiamento del timbro, bruciore, prurito o sensazione di avere un corpo estraneo in gola, contratture al collo o persino dolori sono i principali segni di uno sforzo vocale eccessivo in classe.

Molte volte si accusano fastidi alla gola dopo aver parlato a lungo in classe, a convegni o presentazioni; di non essere in grado di mantenere il volume costante e di vedersi quindi “costretti” a gridare; con gli inevitabili dolori e bruciori alle corde vocali e abbassamenti di voce che ne conseguono.

Perché si va incontro a questo disturbo?

Sebbene ci siano molti fattori che possono causare disturbi vocali, quasi l’80% dei casi è causato da un uso improprio o da uno sforzo eccessivo delle corde vocali. Lavorare quotidianamente con la voce, senza periodi di riposo, così come urlare o alzare il volume può portare all’insorgenza di sintomi come irritazione, mal di gola o fatica nel parlare, fino a causare lesioni alle corde vocali.

Quello che succede spesso in questi casi è una mancanza di sinergia tra i due apparati che concorrono alla produzione vocale: l’apparato respiratorio e quello fonatorio.

I ritmi odierni, lo stress e la necessità di prevaricare i rumori ambientali inducono una respirazione errata.

Devono essere presi in considerazione altri fattori che possono influenzare negativamente la salute vocale, come le condizioni ambientali dell’ambiente di lavoro, allergie stagionali, infiammazioni delle alte vie respiratorie e il reflusso gastroesofageo. Quest’ultima viene riconosciuta come condizione di comorbidità associata a diagnosi di disfonia. La letteratura descrive una significativa associazione tra la presenza di disfonia e la malattia da reflusso gastro-esofageo; le stime della sua frequenza vanno da 10 al 50% tra i pazienti con raucedine, tosse cronica e presenza di lesioni laringee.

Cosa occorre fare per risolvere il problema?

Quando al sovraccarico vocale concorrono fattori sfavorevoli prolungati, l’abbassamento vocale può cronicizzare portando a patologie delle corde vocali. Spesso la disfonia di natura “funzionale” può portare ad alcune forme organiche, come i noduli delle corde vocali.

E’ perciò importantissimo sottoporsi ad una visita otorinolaringoiatrica/foniatrica per indagare lo stato delle corde vocali.

Per una valutazione completa e adeguata diventa necessario rivolgersi ad un Logopedista esperto nei disordini vocali, il quale effettuerà un’accurata e approfondita analisi di tutti i parametri vocali, fornirà le strategie per ridurre il carico vocale ed eventualmente definirà un piano di trattamento rieducativo per utilizzare correttamente la voce.